Tempo di pagelle: cosa fare davanti ad un brutto voto

pagella-eintsteinQualche giorno fa uno dei miei piccoli pazienti è entrato in studio con aria mogia mogia e una cartelletta colorata in mano: conteneva tutte le verifiche del primo quadrimestre e la mamma teneva molto al fatto che me le facesse vedere. Come potrete bene immaginare non erano risultati eccellenti e il piccolino si aspettava da me l’ennesima ramanzina sul come si dovrebbe studiare e lavorare a scuola. Fortunatamente il mio compito non è quello di sgridare i miei pazienti, ma di cercare di capire insieme a loro, cosa stia succedendo…parlando con lui è spuntato il fatidico “mal di pancia” da verifica che forse, in qualche occasione, non è una scusa banale per saltare la verifica, ma un vero e proprio sintomo di disagio davanti ad una richiesta così alta. Vediamo un po’ come poter guardare a questi episodi con un occhio un po’ meno severo.

Mal di pancia e la paura di non essere bravi

Molto spesso i bambini reagiscono male davanti ad un brutto voto: giurano e spergiurano di aver studiato e di saper fare gli esercizi proposti, ma una volta davanti al foglio bianco PUFF! Sparisce tutto e resta solo un gran mal di pancia. Bugie? Esagerazioni? Io penso di no. Le verifiche proposte a scuola, per quanto costruite in modo da valutare le competenze acquisite con prove e modalità adeguate all’età dei bambini, sono comunque un momento di forte stress: i bambini imparano presto che ciò che scriveranno sul foglio non solo servirà alla maestra a valutare quanto abbiano effettivamente appreso, ma è e sarà un metro di giudizio con cui verranno valutati anche in famiglia. Come non pensare al fatto che non si facciano anche i conti con le aspettative proprie e altrui su come dovrebbe andare? Molto si gioca, ovviamente, sul livello di autostima del bambino: una persona sicura e consapevole delle proprie capacità e degli affetti che lo circondano sarà sereno e pronto a rispondere; ma quando lo studio è stato scarso o non si ha grande fiducia nelle proprie capacità e, magari, i genitori si sono raccomandati sull’esito della prova, ecco che salteranno fuori paure e insicurezze e mal di pancia . Quando la paura di non essere abbastanza bravi agli occhi degli altri prevale sulla consapevolezza delle proprie capacità, ecco che sale l’ansia, la testa si blocca e il risultato sarà, probabilmente, scarso.

pagella-simpsonLe aspettative dei genitori

Tutti i genitori si augurano di avere figli intelligenti e super dotati, non è facile accettare che qualcosa possa andare storto; davanti ad un brutto voto noi, spesso, ragioniamo da adulti e cerchiamo di ottenere risposte razionali e concrete sul cosa sia successo. Ma i bambini ragionano in modo diverso: ai loro occhi un brutto voto è qualcosa di cui vergognarsi, perché gli altri bambini sono stati più bravi e gongolano già all’idea dei festeggiamenti in famiglia. Il bambino che non è andato bene, invece, sa che molto probabilmente a casa lo aspetteranno una raffica di domande a cui è difficile rispondere, probabilmente una sgridata e, se non è la prima volta, magari una punizione. Quando un piccolo racconta di non essere riuscito a concludere una verifica per il mal di pancia, probabilmente sta dicendo che qualcosa l’ha messo così tanto sotto pressione da impedirgli di accedere agli strumenti che, in altre situazioni, lo rendono sicuro di sè e “invincibile“; ai suoi occhi quella è l’unica spiegazione possibile e sentirsi ripetere che “la cosa non ha senso” non fa altro che abbattere ulteriormente le sua autostima, poiché neppure i genitori riescono a comprenderlo e a dare una spiegazione alla sua ansia. Con questo, ovviamente, non sto dicendo di giustificare o sminuire un brutto risultato, semplicemente, bisognerebbe tener presente che anche i piccolini possono rimanere “scottati” da una delusione scolastica e che, trattarli da grandi o riversare su di loro aspettative da adulti, difficilimente pagherà. Molto meglio, a mio parere, provare a rifare insieme la verifica andata male, in modo da vedere e toccare con mano se il problema che si è presentato riguarda una mancata acquisizione delle competenze valutate (es. non ha capito bene come funzionano le divisioni o fa ancora fatica a sillabare una parola e a capire quale sia la lettera mancante), oppure se si tratti di ansia da prestazione, legata ad un’autostima ancora fragile perché in costruzione. In questo caso sarà sufficiente lavorare insieme per rafforzare le autonomie del bambino in modo che arrivi al test successivo un po’ più consapevole delle proprie capacità.

La palestra dell’autostima

Un po’ di esercizio fa sempre bene, sia che si tratti della salute del corpo, sia che si tratti dell’autostima e i bambini hanno bisogno di allenarsi anche in questo senso. Certo non è possibile creare degli esercizi ad hoc, ma è sufficiente un po’ di buon senso: sottolineare e elogiare i risultati positivi e le “buone azioni”, incoraggiare i bambini a riprovare davanti ad un insuccesso, aiutandoli (senza sostituirsi a loro) ad osservare il problema da nuovi punti di vista per scoprire diverse strategie e soluzioni (es. rileggere insieme il testo di un problema ponendo al bambino domande mirate per aiutarlo a capirne il procedimento; oppure fate insieme la scaletta per un testo o una verifica di storia). Un gioco che spesso piace molto è quello dell’inversione dei ruoli: chiedete a vostro figlio di rispiegarvi quello che dovrebbe fare, fingendo (o ammettendo) che sia passato troppo tempo dall’ultima volta che avete avuto a che fare con quell’argomento e non vi ricordate più come si faccia. In questo modo il piccolo si sentirà responsabilizzato e si sforzerà di fare del suo meglio per far sì che voi capiate…per non parlare del fatto che ripasserà da solo e riorganizzerà le idee, sentendosi, quindi più sicuro quando dovrà metterle in pratica.

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